venerdì 4 febbraio 2011

ARTE@TECA

                                           800 ITALIANO * OTTOCENTOITALIANO

Gaetano Previati, “Maternità”, 1890-1891
Gaetano Previati, “Il sogno”, 1912
Gaetano Previati, “Gli ostaggi di Crema”, 1879

Gaetano Previati (Ferrara 1852 - Lavagna 1920) si può definire un traghettatore: nonostante i gravi problemi che lo colpirono, fu senz'altro più deciso sulla rotta da seguire, trainando verso il XX secolo l'arte italiana. Già nel suo esordio nella pittura di storia, con gli "Ostaggi di Crema" nel 1879, lo sfaldamento dei colori nella luce e la gamma cromatica spenta e livida caratterizzerà la scena con una carica drammatica non conosciuta fino ad allora, rendendo così impresentabile ogni lamento romantico in questo oramai stanco genere. Ma ciò che lo ha reso una figura di livello europeo sono le sue ricerche simboliste e l’adozione della tecnica divisionista basata sulla scomposizione dei colori, grazie ai nuovi studi scientifici della percezione visiva. La grande tela "Maternità", larga più di quattro metri, presentata per la prima volta a Parigi nel 1891 dove fu oggetto di feroci critiche, rappresenta un momento di grande consapevolezza e di rottura, come lui stesso scriveva in una lettera indirizzata al fratello: "Non ho più nessuna preoccupazione per il pubblico e intendo il mezzo solamente come la forma che dice il mio pensiero esattamente...". La sua pittura a questo punto è una pittura d’idee, non più di sentimento e di emozione - come sottolineava Alberto Gubricy, mercante d’arte e "padre-padrone" di Previati - non pretendendo di avere una parvenza di realtà. La consacrazione dei suoi grandi quadri simbolisti arriverà solo nei primi anni del ‘900, attraverso varie esposizioni personali che lo faranno conoscere ed apprezzare al grande pubblico, mentre il maestro volgerà verso una pittura che si può già definire metafisica e che troverà parole di elogio da parte di De Chirico, raramente avvezzo a commenti positivi, e renderà entusiasti perfino i giovani futuristi , in particolare Umberto Boccioni.


Nessun commento:

Posta un commento