sabato 5 febbraio 2011

ARTE@TECA

De Nittis. Impressionista italiano


Biografia e vita di Giuseppe De Nittis (1846 - 1884)

Giuseppe De Nittis nasce a Barletta (Puglia), il 25 febbraio del 1846, da una famiglia di ricchi proprietari terrieri che muoiono però prematuramente, per cui Giuseppe viene educato dai nonni.

A Barletta, già da bambino si appassiona al disegno e comincia a prendere lezioni dal pittore Giambattista Calò, maestro di scuola napoletana.


A quattordici anni si trasferisce a Napoli con i fratelli e, per realizzare il suo sogno di diventare pittore, si iscrive all'Istituto di Belle Arti anche se osteggiato dalla famiglia.

Irrequieto e ribelle, mostra presto una grande insofferenza verso metodi di insegnamento e stili artistici che considera superati e, dopo due anni, viene espulso.

La libertà conquistata porta Giuseppe de Nittis a vivere un rapporto diretto con la campagna e il mare, che restano i soggetti pittorici più amati nel corso degli anni Sessanta.

Nel 1864, dall’amicizia con Adriano CecioniDomenico Morelli,Antonio LetoMarco De Gregorio e Federico Rossano, nasce la scuola di paesaggio detta “Scuola di Resina”, scuola che adotta, in buona parte, i principi del Verismo sostenuti dalla preesistente "Scuola di Posillipo" e sperimenta nuovi mezzi espressivi.

Il 1867 è un anno importantissimo per il ventunenne Giuseppe che, incoraggiato dall'amico Adriano Cecioni presenta alcune opere all'Accademia delle Belle Arti di Firenze, suscitando grande ammirazione tra i Macchiaioli.

Sempre alla ricerca di uno stile personale, Giuseppe de Nittis si trasferisce a Parigi che in quel momento è una vera fucina di nuovi fermenti pittorici e culturali.

A Parigi De Nittis fa preziose conoscenze con mercanti d'arte del calibro di Adolphe Goupil, il quale cura il "commercio" delle sue opere e l'artista diventa “lo storico del costume del suo tempo”.

Il giovane pittore attribuisce grande importanza al risalto cromatico, alla resa del volume della luce e dei colori, e Parigi, con i suoi boulvars, le donne eleganti e la vita mondana diventa il soggetto perfetto per i suoi quadri.

Fra i soggetti preferiti di Giuseppe de Nittis, le donne occupano un posto privilegiato, ritratte nei luoghi in cui si svolge la vita di quella società dinamica e in crescita, nei grandi parchi, lungo le passeggiate, alle corse, nei salotti, nelle stanze delle ricche dimore borghesi.

De Nittis, avendo lasciato gli studi giovanissimo, non aveva avuto una vera formazione culturale, aveva letto e visto assai poco dell'arte e questo fu un grande vantaggio per lui che, lontano dalle correnti dominanti, sia in ambito accademico che anticonformista, gli permisero di svilupparsi originalmente.

A 23 anni il pittore sposa Lèontine Gruville, che in seguito influenza notevolmente le scelte sociali ed artistiche del marito, il quale,  quell'anno, il 1869, fa la sua prima esposizione al Salon parigino, e toccherà il culmine della sua fama all'Esposizione Universale del 1878 esponendo undici tele.

Giuseppe de Nittis ritrae spesso la bella moglie Leontine, dedicando grande attenzione ai particolari dell’abbigliamento che rivela, attraverso la percezione delicata della femminilità, una raffinata indagine psicologica.

Giuseppe de Nittis trova il suo mondo ideale nella vita mondana di Parigi, ma spesso passa lunghi periodi in Italia nel suo paese natale per preparare abbozzi di paesaggi, figure e particolari che poi avrebbe trasformato in dipinti ad olio nel suo studio.

Il quadro "Ritorno dal Vesuvio", datato 1873, dedicato allo scrittore Alexandre Dumas figlio, era stato tratto da uno di quegli studi sul campo, che il pittore sottoponeva agli amici Dumas, Edouard ManetEdgar Degas, Tissot, Zola, Maupassant, ospiti che la moglie Léontine amava ricevere nella casa a Parigi.

Nel 1874 Giuseppe de Nittis partecipa, unico italiano, alla prima mostra degli Impressionisti, mentre continua ad esporre al Salon riportando un enorme successo con il dipinto "Che freddo!".

De Nittis muore a Saint-Germain-en-Laye il 21 agosto 1884, a soli 38 anni, stroncato da una congestione celebrale, lasciando un ricordo straordinario in chi lo conosceva ed un immenso patrimonio artistico.
Sulla lapide del pittore, sepolto al Père Lachaise, Alexandre Dumas scrisse:
"Ici git
le peintre Joseph De Nittis
morte à trente huit ans
en pleine jeunesse
en pleine amour
en pleine gloire
comme les heros
e les demi–dieux"



 Sono gli anni Sessanta dell'800: alla guida della Scuola di Resina, De Nittis è a Napoli e la sua pittura risente ancora della Scuola di Posillipo, le tele sono a soggetto paesaggistico, alcune delle quali appartenenti alla collezione Sommaruga. In queste ultime, è evidente l'evoluzione artistica verso connotazioni più sintetiche (Alberi con effetti di nubi, Paesaggio Rosa, Sole nascente). Accanto a queste tele, sono esposte opere realizzate in Francia e già conformi agli stilemi impressionisti.  La serie delle vedute del Vesuvio, magnifici e palpitanti scorci del vulcano del 1872. I viaggi che De Nittis è costretto ad affrontare sin da giovanissimo: verso Napoli, per studiare, verso Firenze, Roma e Torino, per cercare fortuna, verso Parigi, dove si stabilisce e ottiene fama e fortuna, senza mai dimenticare l'Italia, di cui ha nostalgia. Il tema del viaggio è spesso presente nelle sue opere, soprattutto sotto forma di luoghi quali la strada.
E' Parigi la città dove De Nittis conclude, temporaneamente, il suo viaggio ed a questo magico luogo di bellezze femminili, di mondanità, cultura ed arte, egli dedica numerosi lavori. Con tele quali “Place de la Piramide” e “Lungo la Senna”, De Nittis coglie la città in divenire, nelle sue ricostruzioni moderne. Come moderne sono le manifestazioni quali le corse dei cavalli, nuovo passatempo della nobiltà, che egli ritrae con dovizia di particolari e gusto per le atmosfere impalpabili. Oltre a Parigi, anche Londra è presente nelle tele del pittore, recatosi nella capitale britannica in cerca di un nuovo mercato, con i ponti sul Tamigi, la repentina trasformazione urbanistica, l'insistente modernità.  “Les femmes parisiennes”, ritratti femminili che hanno fatto meritare a De Nittis l'appellativo di “peintre des parisiennes”. La modella principale è la moglie Leontine, in barca, in vettura, a tavola, sull'amaca.  Veri capolavori quali “Passeggiata invernale”, “Figura di Donna” e “Giornata d'inverno”. Molti interessanti disegni, e i pezzi giapponesi (era di gran moda, nell'Ottocento francese, collezionare oggetti provenienti dal Giappone) posseduti dall'artista, ma soprattutto le tele d'ispirazione giapponese, che egli dipinge con successo.
Atmosfera di fermento ed evoluzione in atto nella seconda metà del XIX secolo. Le tele di De Nittis dimostrano con quanta originalità di intenti e potenza di espressione l'autore espresse i temi della vita moderna: dalla crescita delle metropoli ai mutati paesaggi urbani, dalla vita notturna, alla folla che la animava, dai locali alla moda, ai nuovi mezzi di locomozione. A questa sua modernità si affiancano, per contiguità di temi, celebri autori europei, tra i quali i maestri Degas, Caillebotte, Munch, Pissarro, Zandomeneghi.
Giuseppe De Nittis, nato a Barletta nel 1846, fu sin dai suoi primi incontri artista di respiro internazionale. Dopo alcune esperienze a Roma e a Torino, tra le quali merita d'essere menzionata la fondazione della "Scuola di Resina", con Adriano Cecioni e Marco De Gregori, si recò a Parigi. Nella capitale francese, De Nittis iniziò ad esporre per la Maison Goupil, entrando in contatto con Edgar Degas ed altri autori impressionisti. De Nittis, infatti, partecipò alla prima Esposizione degli Impressionisti presso lo studio di Nadar. Da allora in poi la sua vita si divise tra  numerose città europee, Londra, Parigi e Napoli, riscuotendo un successo senza pari  per un artista proveniente dall'Italia dei regionalismi e delle province. De Nittis seppe sempre cogliere nelle sue opere le aspettative del moderno pubblico parigino. Della realtà riuscì sempre ad avere una percezione esatta, ritraendo con efficacia squarci di contemporaneità pur nel suo stile semplice.
 De Nittis sofferma l'attenzione sulle donne:  Léontine, moglie di De Nittis, riveste un ruolo principale come musa ispiratrice del pittore di Barletta. Donna colta e raffinata, amante della moda, fatta di attillati corpetti, cappellini sbarazzini, voluttuosi strascichi, Léontine influenzò il gusto del marito, infondendo in lui la curiosità per il mondo femminile e per gli ambienti sociali da esse frequentati. 
La donna, nell'arte di fine Ottocento, viene interpretata come testimone del cambiamento della moda e dell'evoluzione del costume, ma anche come depositaria e partecipe di convenzioni sociali e riti laici. 



Giuseppe De Nittis, FlirtationFlirtation,, 1874
Olio su tela, cm. 33 x 43 


Giuseppe De Nittis, L'amazzone L'amazzone,, 1874
Olio su tela, cm. 30x42 

Giuseppe De Nittis, La parfumerie violet, 1880
La parfumerie violet,1880
Olio su tela, cm. 41 x 32 Musée Carnavalet, Paris 

 Giuseppe De Nittis, Ora tranquilla Ora tranquilla, 1874
Olio su tela, cm. 57x92  

Giuseppe De Nittis, Sulla neve, 1875
 Sulla neve, 1875
 olio su tela, cm 43x32,5

Immagine tratta dalla mostra 
Tra i paraventi (1879),
 olio su tela, 72x53 cm, Barletta, Pinacoteca Comunale 

Immagine tratta dalla mostra
 Alle corse di Auteuil, (1883)
olio su tela, 107,5x57 cm, Barletta, Pinacoteca Comunale


Giuseppe De Nittis, Perla e conchiglia, olio su tela, Museo Civico di Barletta
Perla e conchiglia,
 olio su tela, Museo Civico di Barletta


Giuseppe De Nittis, Passeggiata invernale, olio su tela, cm 178x95x7
Passeggiata invernale,
 olio su tela, cm 178x95x7


Giuseppe De Nittis, Figura di donna, olio su tela, Museo Civico di Barletta
A Leontine


Giuseppe De Nittis: La domenica a Londra, 1872, olio su tela, cm 120 x 80, collezione privata
La domenica a Londra, 1872,
 olio su tela, cm 120 x 80

venerdì 4 febbraio 2011

ARTE@TECA

                                               800 ITALIANO * OTTOCENTOITALIANO

Nino Costa, “ Donne che imbarcano legna a Porto d’Anzio”, 1852-62

NINO (GIOVANNI) COSTA (1826-1903)

  Giovanni Costa, meglio conosciuto come Nino Costa, nasce a Roma il 15/10/1826. Studia arte  insieme ad importantissimi artisti del suo periodo tra i quali Francesco Podesti, l’Agricola,  Camuccini e Coghetti. La sua indole imbelle lo porta ad aderire alla cospirazione mazziniana e poi alle file garibaldine negli anni 1848-1849. Costa anticipa di diversi anni la pittura macchiaiola realizzata all’aria aperta, dipingendo i paesaggi della campagne romane e delle zone di Ariccia, influenzato dalle pitture di Francois David, che in quegli anni si trovava a Roma.

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                                           800 ITALIANO * OTTOCENTOITALIANO

Gaetano Previati, “Maternità”, 1890-1891
Gaetano Previati, “Il sogno”, 1912
Gaetano Previati, “Gli ostaggi di Crema”, 1879

Gaetano Previati (Ferrara 1852 - Lavagna 1920) si può definire un traghettatore: nonostante i gravi problemi che lo colpirono, fu senz'altro più deciso sulla rotta da seguire, trainando verso il XX secolo l'arte italiana. Già nel suo esordio nella pittura di storia, con gli "Ostaggi di Crema" nel 1879, lo sfaldamento dei colori nella luce e la gamma cromatica spenta e livida caratterizzerà la scena con una carica drammatica non conosciuta fino ad allora, rendendo così impresentabile ogni lamento romantico in questo oramai stanco genere. Ma ciò che lo ha reso una figura di livello europeo sono le sue ricerche simboliste e l’adozione della tecnica divisionista basata sulla scomposizione dei colori, grazie ai nuovi studi scientifici della percezione visiva. La grande tela "Maternità", larga più di quattro metri, presentata per la prima volta a Parigi nel 1891 dove fu oggetto di feroci critiche, rappresenta un momento di grande consapevolezza e di rottura, come lui stesso scriveva in una lettera indirizzata al fratello: "Non ho più nessuna preoccupazione per il pubblico e intendo il mezzo solamente come la forma che dice il mio pensiero esattamente...". La sua pittura a questo punto è una pittura d’idee, non più di sentimento e di emozione - come sottolineava Alberto Gubricy, mercante d’arte e "padre-padrone" di Previati - non pretendendo di avere una parvenza di realtà. La consacrazione dei suoi grandi quadri simbolisti arriverà solo nei primi anni del ‘900, attraverso varie esposizioni personali che lo faranno conoscere ed apprezzare al grande pubblico, mentre il maestro volgerà verso una pittura che si può già definire metafisica e che troverà parole di elogio da parte di De Chirico, raramente avvezzo a commenti positivi, e renderà entusiasti perfino i giovani futuristi , in particolare Umberto Boccioni.


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                                             800 ITALIANO * OTTOCENTOITALIANO

Antonio Fontanesi, “Tramonto sul Po a San Mauro (Traghetto a San Mauro)”, 1878-81

Antonio Fontanesi, “Novembre”, 1864

Un personaggio di rilevo è Antonio Fontanesi (Reggio Emilia 1818 – Torino 1882). Attivo patriota partecipe alle gesta garibaldine, costretto ad un lungo esilio in Svizzera, amava molto viaggiare: fu a Parigi, Lione, Londra, in molte città italiane, e addirittura in Giappone per insegnare pittura. Come spesso accade non fu molto apprezzato in vita, anche se i suoi paesaggi – genere che gli era particolarmente caro – furono molto ammirati dai macchiaioli. Dopo la sua morte venne stimato da Angelo Morbidelli, Giuseppe Pelizza da Volpedo e, nel novecento, da Carlo Carrà, mentre la critica dei suoi tempi non era stata molto tenera con lui: "Fontanesi ama rappresentarci una natura forte e ardita ma scarmigliata, incolta e tutta irta di spine e triboli. Perfino il cielo n’è aspro e pesante". Così Avinzi Cagnola, sulle colonne del Gazzettino di Torino del 30 giugno 1862, biasimava le sue opere, involontariamente evidenziandone però le qualità che le rendono preziose e nuove. Fontanesi fu un pittore sensibile ai movimenti artistici presenti in Europa, vicino ai romantici inglesi, a Corot, e il suo ruolo fu importante nel superamento delle scuole regionali che hanno invece molte volte rappresentato un freno ad una libera evoluzione degli artisti. Il Ampia econfronto con gli altri artisti italiani a lui contemporanei si può avere nella mostra "Antonio Fontanesi e la pittura di paesaggio in Italia 1861-1880" a Reggio Emilia, dove è ben documentato il tema del paesaggio come si andava sviluppando tra due importanti esposizioni nazionali, quella di Firenze del 1861 e quella di Torino del 1880. Fanno da padroni i temi relativi alla campagna, con le scene di contadini dediti al lavoro e i toni in genere patetici. Le novità sono rappresentate dall’inclinazione verista che si scorge nella tela di Nino Costa, "Donne che imbarcano legna nel porto di Anzio" (1852-1860), e dai soggetti inconsueti – i paesaggi di Castiglioncello e dintorni - dei macchiaioli. 


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                                              800 ITALIANO * OTTOCENTOITALIANO

Federico Faruffini, “La morte di Ofelia” , 1864-65
Federico Faruffini, “La lettrice”, 1864-65


Artista dal temperamento inquieto è Federico Faruffini (Sesto S. Giovanni 1833 - Perugia 1869) del quale è in corso una esposizione - "Federico Faruffini pittore" (catalogo Skira) - a Pavia, sua città di adozione. Giovane, presuntuoso e irruento talento, come spesso accade a questi personaggi, muore presto e in maniera violenta, suicidandosi a soli 36 anni.avvelenerà nel 1869 a solo 36 anni. Di ideali patriottici, grazie all'amicizia che lo lega alla famiglia Cairoli – i quattro fratelli eroi del risorgimento - riceve la sua formazione artistica in una piccola città di provincia, Pavia appunto, dove dimostra subito grandi capacità ma anche un carattere impulsivo. A Roma in cui poi si trasferisce, lega subito con la corrente antiaccademica del napoletano Domenico Morelli, che voleva rinnovare la pittura di storia romantica con il credo "figure e cose, non viste, ma immaginate e vere al tempo stesso", ponendo al centro la verisomiglianza. E così Faruffini nelle sue prime apparizioni a livello nazionale si guadagna rilevanti stroncature, tra cui quella di uno tra i più importanti critici, Camillo Boito, che ma anche di altri, questo innescano in lui una mania di persecuzione che lo porterà a vedere nemicidappertutto. Per sfuggire a questo clima si trasferisce a Parigi nel 1865 dove ottiene un certo successo, rientra in Italia dopo un anno, ma subito ritorna in Francia dove poco dopo viene raggiunto dal fratello che lo riporta di nuovo in Italia nella casa paterna di Sesto S. dappertutto, e una crescente tensione che ben presto non riuscirà più a sostenere. Faruffini, tormentata figura di passaggio tra romanticismo e realismo, sensibile alle suggestioni preraffaellite, sperimentatore di nuove tecniche, dall'incisione alla fotografia, si è rivolto in diverse direzioni, persino divergenti, e tutto questo agitarsi lo ha condotto a risultati discontinui, offuscando certamente la sua figura. Ma i due dipinti tratti dal catalogo Skira che mostriamo - "La lettrice" e "La morte di Ofelia" - evidenziano bene il potenziale anticipatore (siamo attorno agli anni 1864-65) che purtroppo non ha avuto tempo di essere espresso pienamente.

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                               MILANO. ULTIMO ATTO D’AMORE
Alda Merini e Mimmo Rotella in mostra
(LuxGallery)

Mimmo Rotella

                                                                                       Mimmo Rotella                                            
    
  
  Mimmo Rotella

  
                                                                                                      Mimmo Rotella
                                                                                                                                  
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 Alda Merini

 Alda Merini

Alda Merini 

C’è tempo fino al 15 febbraio 2011 per visitare “Milano. Ultimo atto d’amore” a Palazzo Reale Milano, che unisce un percorso multimediale, un film, un racconto che abbraccia le figure della poetessa Alda Merini e del maestro Mimmo Rotella. Sullo sfondo, la città di Milano, scenografia e teatro dell’evento.
Tutto ha origine nel 2005 da un progetto curato dai due artisti: poesia che dipinge il bello, pittura che scrive il bello, usando l’icona della bellezza per eccellenza ovvero l’immagine di Marilyn Monroecome terreno di confronto artistico. Da questo, come soleva dire Rotella, “ultimo atto d’amore” inizia un percorso della memoria. Il regista dell’allestimento, a tale scopo, ha fuso filmati storici, registrazioni di voci, fotografie inedite, recite poetiche in una composizione multimediale. Un percorso che conduce lo spettatore alla percezione dell’animo più profondo e inedito dei due artisti. Un cammino catartico, un saluto rivolto al passato che entrambi e Milanoci regalano.
“Poesia e pittura da sempre si ispirano reciprocamente tanto sul terreno dell’evocazione quanto su quello dell’inquietudine – ha commentato l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory -.Questa mostra è la storia di un amore ideale fra l’umanità che rappresentava la ricerca di senso nella vita con autoironia e altruismo. Alda Merini e Mimmo Rotella hanno strappato le maschere del conformismo a questa società e hanno indicato lungo strade parallele il bisogno di una fuga verso la libertà”.
Nella prestigiosa sede di Palazzo Reale lo spettatore è protagonista e, attraversando la sequenza delle sale in cui si snoda l’esposizione, diviene parte stessa dell’evento. Accompagnano il percorso di approfondimento sull’opera di Mimmo Rotella venti opere di grande formato su lamiera, realizzate dagli anni ’80 al 2000, di cui la maggior parte inedita e dieci ritratti décollage di Marilyn Monroe, realizzati dagli anni ’60 al 2004.
Sarà anche possibile, per la prima volta, ascoltare la raccolta completa dei “Poemi fonetici”, composti dal Maestro nel 1949. Questa sezione è stata ideata da Piero Mascitti, direttore della Fondazione Mimmo Rotella ed è a cura di Renato Barilli.
La sezione di approfondimento dedicata alla poesia e alla figura di Alda Merini è a cura di Giuseppe Zaccaria e presenta opere , poesie e filmati inediti selezionati con il supporto del Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia. All’esposizione saranno concesse dieci poesie inedite dal Fondo Manoscritti di Pavia e otto filmati inediti, rappresentanti spaccati di vita della poetessa.

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IL 2011 CELEBRA LISZT

(LuxGallery)


I 200 anni della nascita del musicista ungherese
Franz Liszt.
Dopo un 2010 di importanti celebrazioni musicali, quali quelle dedicate a Chopin eShumann, il 2011 si preannuncia ricco di musica. Se proseguono I festeggiamenti per il doppio anniversario di Gustav Mahler (1860 –1911), uno dei protagonist del 2011 sarà uno degli autori più affermati del XIX secolo, uno dei più grandi virtuosi del pianoforte, l’ungherese Franz Liszt.
Franz Liszt (Raiding, 22 ottobre 1811 – Bayreuth, 31 luglio 1886), compositore, pianista, direttore d’orchestra e organista ungherese, studiò e suonò a Vienna eParigi, viaggiò in tutta l’Europa tenendo concerti un po’ ovunque. Rivoluzionò la tecnica pianistica e il rapporto tra pubblico ed esecutore.
Nel 2011 ricorrono i 200 anni della nascita del compositore. Per celebrarlo, si terranno concerti e festival a lui dedicati, in tutto il mondo, da New York aShanghai.
In prima fila I paesi europei dove Liszt ha vissuto di più, come l’Austria e laGermania.
Raiding, città natale dell’artista, oggi comune austriaco, si terrà durante tutto l’anno “Lisztomania 2011″, serie di concerti dedicati al pianista.  Tra gli interpreti,Daniel Barenboim, Ivo PogorelichBoris Bloch ed Elisabeth Leonskaja. Molte performance si terranno alla Franz Liszt Concert Hall, vicino alla casa natale del compositore. La manifestazione coinvolgerà, inoltre, l’intera regione delBurgenland, in cui si trova la piccola cittadina (http://www.lisztomania.at/).
Numerosi gli eventi in Germania, dove si distingue nelle celebrazioni per il 200esimo anniversario della nascita di Liszt la regione della Thuringia, nell’Est del Paese.Weimar, nel XIX secolo fervente centro culturale, in cui il musicista ha vissuto diversi anni e in cui raggiunse un successo e una fama pari a quelli di una odierna popstar, sarà l’epicentro delle rassegne di “Franz Liszt 1811 – 1886. A European in Thuringia”, che prevedono oltre 200 concerti, performances, installazioni ed eventi. Centro focale sarà la mosta “Franz Liszt – A European in Weimar” (24 giugno – 30 ttobre 2011), presso il Schiller Museum e il Castle Museum che rocostruisce la vita e la carriera del pianista nonché il contesto in cui ha operato. Il pezzo di punta il grand piano su cui Liszt ha composto numerose opere.
Ad essere coinvolte nella manifestazione altre città della Thuringia, come Eisenach,SondershausenJenaErfurt e Meiningen“Überlisztet” è il festival che verrà ospitato questi diversi centri, compresa Weimar. A partecipare star come Arcadi VolodosValery AfanassievDezsö RankiBoris Bloch e Marino Formenti.
Per i più curiosi e appassionati, è stata creata la guida di Weimar “Following in Franz Liszt’s Footsteps”, un percorso tra i luoghi cari o dedicati al musicista, come il German National Theatre, il Liszt Museum e la Franz Liszt Academy of Music(www.liszt-2011.com).
Non poteva mancare una delle capitali tedesche della musica, Bayreuth, in Baviera, famosa per essere legata alla figura di Richard Wagner e per il prestigioso Bayreuth Festival. Qui Franz Liszt morì nel 1886. La sua cappella mortuaria è visitata dagli ammiratori, mentre concerti sul suo grand piano originali si possono ascoltare alSteingraeber´s Rokoko Hall. Il programma di eventi in celebrazione dell’ungherese prende il nome di “Lust auf Liszt” e avrà luogo da febbraio a novembre, tra concorsi ed esibizioni di musicisti famosi (http://www.bayreuth.de/tourismus_kultur_freizeit/liszt_2011/liszt_2011_1550.html).
E in Italia?
In prima fila, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, che metterà in scena l’integrale dell’opera pianistica di Liszt, per riascoltare i classici e scoprire un repertorio poco frequentato. Vista la produzione sterminata del musicista, sono previste sette maratone con 74 pianisti diversi e quattro recital. Inoltre, sarà irrinunciabile l’appuntamento con Evgeny Kissin  e con la coppia Mario Brunello e Andrea Lucchesini a confronto con le trascrizioni che Liszt fece di alcuni brani diDonizetti e Rossini (http://www.santacecilia.it/).
Milano il compositore sarà celebrato dalle Serate Musicali, con un concerto della European Union Youth Orchestra diretta da Vassili Sinaisky(http://www.seratemusicali.it/).